CONCILIABILITÀ LAVORO-FAMIGLIA: COS’È
Cosa significa conciliabilità famiglia e lavoro?
Quando si parla di conciliabilità si fa riferimento a un complesso di azioni sistemiche volte a armonizzare nel quadro di un contesto e di un’organizzazione lavorativa, responsabilità professionali e esigenze private e familiari di collaboratori e collaboratrici.
L’equilibrio vita e lavoro (work-life balance) è un concetto recente e molto ampio. Nato negli anni ’70, si riferisce alla capacità e alla possibilità di bilanciare in modo equilibrato il lavoro e la vita privata di donne e uomini. Oggi, la vera ricchezza è il tempo e le aziende lo sanno. Come evidenziano numerose ricerche, sempre più chi si trova a cercare un lavoro attribuisce uguale importanza al work-life balance e alla componente retributiva.
C’è di più. Il bisogno di una migliore conciliabilità tra dimensione privata e professionale si impone anche in forza dei cambiamenti che investono l’offerta di forza lavoro, sempre più diversificata in termini di genere, età, formazione, e la famiglia. Siamo di fronte infatti a un mercato del lavoro sempre più popolato da madri, genitori single e coppie ‘a doppia carriera’ e cresce il numero di donne e uomini con responsabilità di cura non più solo verso i figli, ma anche verso famigliari anziani e non autosufficienti.
Il risultato è che sempre più soggetti combinano, almeno in una fase della loro vita, l’impegno professionale con responsabilità di cura e di assistenza.
Conciliabilità: non per sole donne
Sebbene la conciliazione tra vita familiare e attività lavorativa sia un’esigenza avvertita in misura maggiore dalle donne che dagli uomini, in realtà riguarda e beneficia gli uni e le altre. In altri termini, la conciliabilità va considerata una questione di famiglia, in cui uomini e donne si sentono e sono ugualmente coinvolti. Perseguire obiettivi di conciliabilità significa, infatti, favorire un’armonia nelle scelte delle coppie rispetto alle loro aspirazioni non solo come individui, ma anche come famiglia.
Se declinata solo al femminile, agendo nell’ottica di trovare unicamente soluzioni su misura per le donne, la conciliabilità rischia di essere non solo discriminatoria (andando a rafforzare la segregazione esistente nel mercato del lavoro) ma anche inefficace.
È importante dunque pensare e agire in termini di genitorialità al lavoro, sostenendo così un cambiamento culturale – che non è ancora del tutto maturato – in merito ai ruoli di genere in famiglia, nel mondo del lavoro e più in generale nella società.
Un investimento vantaggioso
Dal punto di vista delle aziende la conciliabilità può rappresentare un driver di crescita, sia in termini reputazionali che di efficientamento dei processi lavorativi e di produttività interna.
Investire nel benessere dei propri dipendenti, nella loro qualità di vita può comportare, infatti, molteplici vantaggi, osservabili ad esempio:
- nella riduzione dei tassi di assenteismo e di assenza per malattia, dei costi di turnover e di reclutamento;
- nel miglioramento del clima interno, della motivazione e del commitment dei dipendenti;
- nella capacità dell’azienda di attrarre profili qualificati e di fidelizzare le risorse umane considerate strategiche; di migliorare le performance anche in virtù dell’inclusione delle diversità (di genere, di orientamento sessuale, di origini etniche, di cultura, di abilità fisiche, ecc.) che contribuisce all’innovazione e al cambiamento.
Perché l’investimento in conciliabilità sviluppi tutti i vantaggi ora delineati, occorre tenere conto di due passaggi propedeutici fondamentali: procedere dapprima alla sensibilizzazione e formazione delle diverse funzioni aziendali e, successivamente, a un’approfondita analisi dei bisogni della forza lavoro.
Un ampio ventaglio di soluzioni
In ambito aziendale si possono individuare almeno quattro principali aree di intervento a sostegno della conciliabilità:
- Misure che riducono o articolano diversamente il tempo di lavoro: part-time; job sharing; flessibilità giornaliera in entrata e in uscita; esenzione dai turni (diurno/notturno); flessibilità su base annua e banca delle ore; turni flessibili, orari personalizzati; telelavoro; aspettative e permessi; congedi di maternità e parentali (estensione rispetto alle leggi).
- Congedi parentali, familiari e formativi al cui interno sono presenti tutti gli interventi attuati per una corretta gestione delle assenze anche prolungate dal lavoro.
- Risorse e servizi per la custodia dei figli e/o l’assistenza di famigliari non autosufficienti, vale a dire misure di supporto (servizi) che liberano tempo per la cura dei membri della famiglia e consulenza per la conciliazione per problemi familiari; iniziative per appoggiare finanziariamente i/le dipendenti (integrazione all’indennità di maternità e congedo parentale; indennità per nascite, per i figli disabili, sostegno dei costi dei servizi di asilo nido, baby-sitting, assistenza per anziani e handicappati; borse di studio per i figli; prestiti, indennità trasloco, ecc.)
- Innovazioni nella cultura di impresa in cui rientrano le misure che portano ad un cambiamento nel fare impresa. Sono qui ricomprese anche quelle misure per supportare il rientro dalla maternità/paternità, per creare una diversa cultura della conciliazione, per non penalizzare le carriere, ma al contrario valorizzare le competenze (supporto, formazione e aggiornamento al rientro da un congedo; mentoring sulle carriere in relazione alle responsabilità di cura; creazione di una figura, all’interno della direzione del personale, di coordinatore di conciliazione lavoro-famiglia; informazione dell’azienda nei confronti di chi è in congedo).